Genova, vent'anni dopo by Giovanni Mari

Genova, vent'anni dopo by Giovanni Mari

autore:Giovanni Mari [Mari, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: People
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Il fallimento della politica italiana

Ha fallito la classe politica italiana, tutta: la destra soltanto sguinzagliata contro le “zecche violente”, la sinistra cosiddetta radicale ridotta a tifoseria e ansiosa di cooptare parte del movimento, la sinistra moderata che – come al solito – si presenta inerme e contraddittoria. Del centro, al tempo, così come oggi, non v’è traccia.

Il centrodestra italiano non ha mai ammesso o tollerato una critica sui fatti di Genova. Ha sempre compattamente assolto e giustificato l’organizzazione generale del summit e l’azione dei vertici delle forze dell’ordine, anche a costo di apparire grottesco. Un atteggiamento, peraltro, che ha fruttato consensi. Il centrosinistra ha balbettato sia in fase di avvicinamento, sia durante il mese di luglio, sia nel dibattito successivo (salvo qualche sussulto, anche importante, dei singoli). La sinistra, al tempo detta radicale, si è parimenti arroccata sulla difesa a oltranza della piazza. Così l’analisi è sempre rimasta ostaggio della politica. Sempre manichea.

Per capire il naufragio della classe politica italiana in occasione del G8 di Genova bisogna partire da lontano. Per brevità, almeno dai fatti di Napoli, quando il centrosinistra era al governo. Se l’alleanza moderata-progressista non avesse ignorato la vicenda di piazza del Municipio e non avesse coperto i vertici di polizia che prima avevano ordinato e gestito una serie di cariche inaudite e poi avevano ostacolato le indagini, a Genova gli stessi dirigenti non si sarebbero sentiti coperti e dotati di impunità. Non serviva un processo sommario, bastava una discussione pubblica. Ma, sotto elezione, con i media che straripano di storie di violenza urbana strumentalizzate dalla destra, il centrosinistra non può passare come nemico della polizia e cade nel tranello come un adolescente.

Ovviamente, dopo Napoli, il centrodestra si limita a guardare: Berlusconi e Fini danno ordini ai loro di starsene fermi. In più, nei sei mesi precedenti al G8, diversi esponenti del loro schieramento, anche approfittando di incarichi istituzionali, lanciano un allarme terrorismo parlando delle future contestazioni. Specialmente Alleanza Nazionale si mostra a suo agio nell’interagire con i vertici delle forze dell’ordine ed espone volutamente il timbro autoritario del partito. La rivista di destra Area dedica in quel periodo un vasto servizio al movimento in cui le tute bianche sono descritte come il vero braccio armato della globalizzazione. Le cariche di Napoli, dunque, per il centrodestra non sono un problema, neppure nelle componenti moderate. E, come tutti sanno, la nuova maggioranza si è trovata in grembo un G8 confezionato da altri, lo ha avuto in eredità, compresi gli assetti di comando della polizia: una situazione ideale per prendersi solo gli eventuali meriti e scaricare le eventuali colpe. Di più: lo sbandamento della piazza può offrire al centrodestra, superato il G8, l’occasione per mettere mano a parte o all’intera cinghia di comando della polizia dopo cinque anni di nomine dei governi di centrosinistra. Per posizionare uomini pienamente suoi. È in questo contesto che, in vista di Genova, gli stessi vertici di polizia e carabinieri scaldano i muscoli per mostrarsi degni dell’apprezzamento di un centrodestra che aveva fatto del pugno di ferro un perfetto slogan elettorale e che quelle elezioni le aveva vinte con distacco.



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